domenica 16 maggio 2010

Una domenica con Spitzweg - 2 -

Roby


Il povero poeta

Nuvole. Vento. Temperatura in ribasso. Mettere il naso fuori di casa, oggi, è assolutamente escluso. In fondo, tra queste quattro mura non si sta poi malaccio... sempre meglio dell'angusta soffitta dove Carl Spitzweg colloca il povero poeta, protagonista della sua opera più nota. La stufa appare spenta, il letto non è che un pagliericcio, il mobilio sostituito da pile di libri squinternati: e quell'ombrello scalcagnato, precariamente appeso alle travi della mansarda, suggerisce il costante pericolo di sgradite infiltrazioni dal tetto sfondato. Eppure attraverso l'angusto finestrino riesce a penetrare un raggio di luce, magro conforto per il nostro squattrinato amico, tutto concentrato nello sforzo di creare e poi di trasferire sulla carta -con la penna tenuta stretta tra le labbra- i versi immortali che presto gli daranno la fama, togliendogli finalmente la fame.

L'amante dei cactus

No, casa mia assomiglia di più alla dimora piuttosto disordinata dell'inoffensivo ometto stempiato, innamorato perso delle puntute piantine di cactus che ornano il suo davanzale. La pendola segna le 10:40, ed il sole entra a fiotti dalla grande finestra a riquadri, ma il timido amante -probabilmente- non ha neppure fatto colazione, non pensa ancora al pranzo e non si preoccupa dei pacchi di fogli (conti? libri mastri? pratiche legali?) che assediano ogni angolo della stanza. Al suo lavoro (contabile? amministratore? avvocato?) penserà più tardi, forse domani: adesso, l'importante è accarezzare con lo sguardo le sue spinose creature, illeggiadrite da effimere fioriture. E poco importa che l'inchiostro lentamente si prosciughi, nel calamaio lasciato aperto sul tavolino.


Il topo di biblioteca

La luce scende dall'alto, impregnata di pulviscolo atmosferico, sulle spalle ingobbite dell'accanito lettore, mani gomiti e ginocchia ingombri di libri da sorreggere, scartabellare, soppesare pensosamente. Cosa dice la scritta incorniciata da stucchi dorati, in cima allo scaffale? Devo inforcare gli occhiali per decifrarla... Forse METAPHYSIS ? Ohibò, un argomento di tutto rispetto per il vecchio topo di biblioteca! Il quale, tuttavia, dovrà prestare un minimo di attenzione anche alla pochezza delle cose materiali -ad esempio, alla solidità dei gradini della scala- se vorrà concludere senza danni la sua visita alle amate carte.

Intanto, chiuso in un lontano seminterrato, Arlecchino medita tristemente sulle sue colpe di maschera carnevalesca, chinando il capo sotto la scacchiera luminosa che gli piove addosso: malinconico prigioniero dell'inesorabile finale di una festa inevitabile, della quale - in questo giorno di penitenza- non restano che le ceneri fumanti, da qualche parte sotto il sole, là fuori.


Mercoledì delle ceneri



1 commento:

Gauss ha detto...

Roby, proprio un'anima bella e gentile, il tuo Spitzweg. Una pittura sorridente, ironica, delicata, e come padroneggia la luce - quei chiarori dalle finestre!

Grazie, una bella scoperta.

Gauss