venerdì 24 dicembre 2010

La fabbrica dei ricordi

Roby




Fabbricare un ricordo non è cosa da nulla. Basta sbagliare di un niente le dosi, ed ecco che la superficie si sfalda, lo smalto perde brillantezza, il colore di fondo impallidisce...

Eppure, sembra facile: si fa ordine in soffitta, si sfoglia un vecchio album di foto, ci si concentra un attimo, e subito -che ci vuole? - antiche immagini si riformano, voci silenziose tornano sonore, sguardi appannati si spalancano di nuovo alla luce.

Già. Ma è solo un istante. Mentre stai per afferrare la diapositiva colorata del tuo passato, quella si affloscia, si accartoccia, svanisce nei ripostigli bui della memoria, lasciandoti una fitta come di spilla da balia mal chiusa...

E allora, lo vedi? Bisogna stare più attenti, metterci un po' più di attenzione, di cura. Di cuore.
Lascia perdere straccio e spazzolone, spegni l'aspirapolvere, siediti in terra a gambe incrociate, chiudi gli occhi e aspetta. Abbi pazienza, non ci vorrà molto: in fin dei conti, se rimandi le grandi pulizie di mezz'ora non cascherà il mondo! Eccoli, eccoli! Li senti? Arrivano in punta di piedi, trattenendo le risate, i sospiri, i brontolii. Ti frusciano intorno, ti sfiorano appena, ti soffiano leggeri nelle orecchie, ma tu -per favore- ancora non muoverti. Lasciali appollaiare sui loro posatoi, attendi che siano tutti lì tranquilli, in bell'ordine. Allora - e solo allora- comincia con attenzione il lavoro: dài loro una mano di tinta pastello, una spruzzata di brillantini, un taglio sapiente di forbici seghettate. Poi, se vuoi, incolla lì la margherita seccata tra le pagine di quel vocabolario di latino, appiccica là il nastrino colorato che chiudeva quel pacchetto prezioso, incolla quassù la stella dorata della tua prima letterina a Gesù Bambino...

Ecco fatto.

Visto? Questi sì che sono ricordi fabbricati a regola d'arte!

L'arte segreta, quasi sconosciuta, di risvegliare pian piano dal sonno le emozioni.


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